20 novembre 2011

Emozioni e cambiamenti sociali - Una chiave di lettura tra Berne e Bauman

C'è una dimensione sociale delle emozioni? E come i cambiamenti sociali influiscono sulla manifestazione delle emozioni? Ho elaborato alcune riflessioni su questi temi e le ho fatto confluire in un breve articolo nel quale sostengo come sia cambiata l'espressione a livello sociale delle emozioni primarie (tristezza, paura, rabbia, gioia) al variare dei cambiamenti storici, interpretati a partire dal concetto di comunità espresso da Bauman. Parallelamente alla scomparsa di tale comunità, tristezza e gioia sembrano essere sempre più destinate a diventare emozioni private, mentre paura e rabbia si prestano ad un livello maggiore di manipolazione. In particolare, per queste due emozioni ho ipotizzato la presenza di un parassitismo emotivo a livello sociale secondo la formulazione propria analitico-transazionale.
L'articolo, apparso nel originariamente nel CD allegato al n° 8 di Neopsiche, è ora disponibile on-line qui, presso InCultura.

29 ottobre 2011

Educazione

Sono stato ospite della trasmissione "Questioni", sulla rete locale Teledehon. Il tema della puntata era la cosiddetta "emergenza educativa". Trovate qui la puntata per intero, mentre ecco qui i pezzi dei miei interventi.




25 ottobre 2011

S.O.S. Genitori

Essere un buon genitore è la cosa più difficile del mondo” è la frase che ogni genitore pronuncia almeno una volta nella vita. In effetti è un compito tanto bello quando faticoso per il quale non possono esistere delle Università e sono i figli i nostri primi insegnanti.

Ma nella complessità del mondo odierno è doveroso un sostegno ai genitori e al loro eroico impegno quotidiano. È per questo che il centro  “Piccoli Passi” (già impegnato ad offrire numerosi servizi educativi quali percorsi di psicomotricità e rieducazione del linguaggio) ha deciso di offrire un servizio aggiuntivo ai genitori.

Si tratta di “S.O.S. Genitori”, una "scuola" che ha l'obiettivo di sostenere i papà e le mamme salentini nel comprendere con più attenzione le esigenze educative dei propri figli per potervi rispondere in maniera più efficace di quanto non facciano già con il loro buon senso. Attraverso il confronto, lo scambio di esperienze e l'approfondimento di alcuni contributi delle scienze umane, i genitori saranno accompagnati lungo tutto l'arco dell'anno, per un sabato pomeriggio al mese, ad interrogarsi su temi quali l'intelligenza emotiva, l'educazione al buon uso della tecnologia, la comunicazione in famiglia, il valore delle regole e degli affetti.


Ecco le date e i relativi temi:
29 ottobre 2011 – “Morbidi, duri o come?” - Alla ricerca di uno stile educativo

26 novembre 2011- “I figli so piezz'e core” - Il linguaggio e i modi dell'amore
17 dicembre 2011– “Capire con il cuore, sentire con la mente” - L'intelligenza emotiva in educazione
28 gennaio 2012 - “Sorvolo, rimprovero o punisco?” - Regole e rituali per conoscere il mondo
18 febbraio 2012 - “Ti ho già detto di... NI” - Saper dire di no tra capricci e sensi di colpa
24 marzo 2012 - “Metti giù quella merendina!” - Alimentarsi bene per crescere bene
28 aprile 2012 – “Figli 2.0” - Educare ad un buon uso dei media e della tecnologia
26 maggio 2012 - “E a me chi ci pensa?” - L'equlibrio interiore dei genitori
La partecipazione è gratuita per i genitori dei ragazzi che già frequntano il Centro "Piccoli Passi", ma è aperta anche agli altri genitori con una quota di iscrizione pari a € 20,00 ad incontro, previa prenotazione al n. 3802065137.

La sede del Centro "Piccoli Passi" è a Lecce in via Alberto Sordi, 10 (Complesso residenziale "Agave" - Uscita Tang. 8A "Mercato Ortofrutticolo").

Io sarò il conduttore del percorso. Come mai? Soprattuto perché anche io sono un papà, un papà che cerca di fare al meglio il papà. E siccome non è un obiettivo semplice, mi aiuto con gli strumenti del mio strano la voro: la formazione degli adulti e il counseling. Nelle scienze umane (specialmente l'Analisi Transazionale), che ho studiato per passione e per professione, ho trovato parecchie risposte che mi aiutano nella difficile arte di essere genitore. E siccome non sono l'unico genitore a trovarsi di tanto in tanto nei pasticci, mi piace essere di sostegno ad altri genitori attraverso dei percorsi formativi loro dedicati o attraverso un percorso di counseling.

21 ottobre 2011

Maestri di strada

Io darei il Nobel, l'Oscar e qualunque altro premio a questi qua.
Signori, giù il cappello!

15 ottobre 2011

Ascoltare e basta

Nel percorso formativo per diventare counselor viene data una grande importanza alla cosiddetta "contrattualità": l'accordo iniziale che il cliente ed il counselor fanno e che definisce gli ambiti di intervento e le modalità di lavoro. In questa fase è importantissimo definire l'obiettivo del percorso di counseling, perché cliente e counselor in maniera congiunta possano monitorare l'efficacia del percorso.
Quando si fa una deviazione dall'obiettivo di cambiamento concordato, il counselor deve stare attento: c'è il rischio di "andare a spasso" e, per una questione deontologica, il counselor invita il cliente a ridefinire il "perché" del percorso. E' proprio quello che di recente mi è accaduto con un cliente, che ha chiesto di fare un altro pezzo di strada, ulteriore a quello concordato originariamente. Il rapido scambio di battute intercorso mi ha fatto ricordare una cosa semplice che ogni tanto va ribadita.

"Come mai hai chiesto di ritornare? Quale utilità ti aspetti dal nostro percorso insieme?"
"Ho bisogno di esporre le mie emozioni ed i miei pensieri a qualcuno. Voglio qualcuno che mi stia ad ascoltare per rimettere ordine, per dare un nome a quello che vivo. E' una cosa che non posso fare né a casa né sul lavoro. Qui ho finalmente qualcuno che mi ascolta".

Ho comunque chiesto al cliente di formulare un obiettivo di cambiamento, ma è importante notare come le sue parole abbiano centrato con immediatezza il cuore del counseling: l'ascolto "pulito", l'accoglienza della persona con la sua storia, le sue ricchezze e i suoi disagi.
Prima di ogni obiettivo di lavoro, di ogni percorso, di ogni metodologia, il cuore del counseling è proprio questo: ascoltare e basta. E questo è spesso l'aiuto più grande.

09 settembre 2011

Il parere degli esperti

"Libro molto interessante, linguaggio alla portata di tutti. Bellissimo... complimenti davvero".
(Amelia, catechista ed animatrice)

"Ho da poco finito di leggere il tuo libro e confermo il giudizio positivo: è semplice da leggere, non ci vuole la laurea, ed è essenziale, in quanto non si perde in inutili giri come farebbe un manuale e contiene solo le cose importanti da sapere per fare formazione ad un gruppo. Inoltre si adatta bene sia a chi sta per partire che agli educatori "più navigati". Simpatiche le vignette, io ne avrei messe qualcuna in più prima di introdurre gli argomenti come hai fatto nel primo capitolo".
(Tommaso, animatore)

"Complimenti, veramente un bel lavoro. Mi risulta che attualmente sia l'unico testo in Italia a proporre la sintesi tra formazione ecclesiale e mondo della formazione laica (umana e professionale). E' per questa sua particolarità e originalità che lo consiglio ai miei studenti".
(don Pio Zuppa, Professore di Teologia Pastorale presso la Facoltà Teologica Pugliese)

03 settembre 2011

I martiri di OT

Nel post precedente ho raccontato del mio incontro con il gruppo degli OT. Ripeto che sono un gruppo di adolescenti veramente speciali, in gambissima, impegnati da anni in un percorso di servizio solidale nella propria città (Trani). Ho avuto l'occasione di reincontrarli nuovamente, invitato dalla loro responsabile Giusy, per guidarli  in un'esperienza estiva di formazione, un cosiddetto "campo-scuola"; ecco qui qualche appunto sul percorso fatto.

Il campo ha avuto un duplice obiettivo: da una parte si è voluto fornire ai partecipanti alcune chiavi di lettura per analizzare le proprie relazioni di aiuto e poterne migliorare la qualità; dall'altra, si è lavorato sulla “progettualità di vita” alla luce della domanda: “Quale posto e quale forma intendo dare nella mia vita alla solidarietà?”.
Il primo nucleo formativo, attraverso l'analisi di alcune relazioni di aiuto prese dall'esperienza dei singoli partecipanti, ha portato gli OT a comprendere alcune delle “trappole” potenzialmente sottese ad una relazione di aiuto; prima su tutte la tendenza a impersonare il ruolo di “Salvatore” di una “Vittima” (secondo il modello del “Triangolo Drammatico” elaborato da Karpman). Un aiuto reale e di qualità non è quello di chi si sostituisce all'altro deresponsabilizzandolo ma, al contrario, quello di chi percorre un tratto di strada assieme a chi è in difficoltà perché questi possa camminare con le proprie gambe e non dipendere dall'aiuto esterno. La trappola del binomio “Salvatore-Vittima” è una delle più frequenti ed insidiose tentazioni nelle relazioni di aiuto ed espone anche “l'aiutante” al rischio di logoranti frustrazioni.
Il secondo step formativo era centrato sulla considerazione che chiunque intenda occuparsi di sostegno alla persona, deve fare molta attenzione al proprio equilibrio interiore e alla cura di sé, per evitare che la relazione di aiuto sia “inquinata” dalla tendenza sotterranea a prendersi riconoscimenti e soddisfazioni che non si riescono ad ottenerre altrove. Per questo motivo, gli OT sono stati invitati ad una sorta di “bilancio” di ciò che nutre il proprio essere e di valutare con sincerità i propri bisogni (specialmente affettivi) per poter in qualche maniera “custodirsi” come persone e, prendendosi cura di sé, liberare la relazione di aiuto dalla tentazione di manipolare l'altro per rispondere ai propri bisogni.
Qui è avvenuto il passaggio al terzo nucleo formativo. Dopo un primo momento dedicato all'esplicitazione della propria parte valoriale, i partecipanti si sono impegnati in un momento “progettuale” delineando, per grandi linee, quali saranno i fattori più importanti del loro futuro ed interrogandosi sul posto che vogliono dare alla solidarietà (e ai modi concreti con cui intendono viverla). Suggestionati dalla vicinanza al luogo dei Martiri di Otranto e dall'affascinante mosaico della Cattedrale idruntina, gli OT hanno avuto modo di riflette su cosa stanno spendendo la propria vita e hanno provato a comporre il mosaico della propria vita futura (vedi foto sopra).

Niente male per dei diciassettenni, vero?

10 giugno 2011

ASTONISHING OT-MEN! (ovvero: il ritorno dei supereroi)

Ho fatto un'esperienza bellissima. Ho conosciuto il gruppo degli OT (in ebraico “i segni”): quindici giovani diciottenni impegnati da numerosi anni in progetti di solidarietà concreta. Il binomio diciottenni/volontariato potrebbe sembrare inconcepibile a chi crede che i ragazzi di oggi siano insensibili alle tematiche della solidarietà e che siano chiusi solo nel loro piccolo-grande mondo di bit e facebook. Ho visto dei ragazzi splendidi, di grande qualità, attenti, disposti a mettersi in gioco con una generosità che temevo non esistesse più. In una parola: BELLI.
Con loro ho trascorso un week-end formativo che ho intitolato “Da un grande potere deriva una grande responsabilità”. Li ho invitati a raccontarsi attraverso la metafora del supereroe che scopre, come il personaggio di Spider-man, come da un grande potere derivino grandi responsabilità e come i propri “talenti” vadano spesi in una dimensione sociale di servizio. Attraverso degli esercizi corporei, abbiamo poi riflettuto sulla “relazione d'aiuto di qualità” che ha come obiettivo la crescita della persona e il graduale recupero della sua autonomia e non la sussistenza (che invece mantiene l'asimmetria relazionale e rende la persona in difficoltà dipendente dalla relazione di aiuto). Gli OT hanno risposto con entusiasmo e impegno, producendo lavori di grande qualità e mi hanno sorpreso per la dedizione che hanno messo nelle attività e che mettono tutti i giorni nel servizio di volontariato.
Durante la seconda giornata, sono stati coinvolti nelle attività formative anche i genitori dei ragazzi. Dopo aver disposto come in una galleria d'arte i “personaggi-eroi” disegnati dai figli, abbiamo chiesto ai genitori di “indovinare” il personaggio attraverso il quale il proprio figlio si era rappresentato. Si è poi lavorato in maneira tale da valorizzare la presenza di genitori e figli “esplorando” le dinamiche comunicative intergenerazionali. Partendo da una simulazione e poi lavorando in gruppi attraverso la produzione di mappe mentali, i partecipanti sono stati invitati ad un cambio di punto di vista, nella convinzione che solo la conoscenza delle esperienze, della sensibilità, dei problemi altrui può permettere una comunicazione più attenta, meno istintiva e più libera da distorsioni di ruolo. In un'ottica di integrazione di punti di vista e di confronto costruttivo tra generazioni, abbiamo poi deciso di lavaorere in gruppi misti genitori/figli, con lo scopo di generare idee per il miglioramento dei servizi caritativi nei quali gli OT si spendono con continuità. In tal modo, la condivisione di uno scopo comune ha permesso di superare barriere di pregiudizi reciproci e di contribuire costruttivamente alla creazione di un'esperienza comune.
Non posso che dire grazie a Giusy, la coordinatrice del gruppo, che da anni segue gli OT con passione e competenza, per avvermi fatto l'onore di lavorare con questi ragazzi e grazie di cuore tutti gli OT-MEN che con i loro super-poteri rendono questo mondo un posto più bello.
Le attività sono state intervallate ed introdotte da giochi di relazione che hanno permesso una maggior coesione di gruppo e hanno contribuito a creare un clima sereno e divertente.

21 aprile 2011

Premiata Ditta "Lavoro, Fatica & Travaglio" (ovvero: Le convinzioni di fondo sul lavoro)


"Io non potrò mai essere un bravo genitore", "La matematica non fa per me", "La vita è una guerra dove solo il più forte sopravvive",...  Queste frasi sono esmepi di "convizioni di fondo".
Cosa è una "convizione di fondo"? E' un principio universale, profondamente radicato nella testa di chi lo concepisce, così profondo da sembrare "naturale" ed immutabile. Tale principio orienta le scelte e le azioni quotidiane che ne saranno la diretta espressione e che tenderanno a confermarne l'autenticità in un circolo vizioso (del modello "profezia che si autoavvera"). Facciamo un esempio. Sono una donna che fatica ad avere relazioni affettive stabili. partendo dalla convizione di fondo che "Tutti gli uomini sono inaffidabili", inizierò a controllare paranoicamente ogni nuovo fidanzato che, esasperato da tale comportamento, mi manderà a quel paese. In tal modo io potrò dire a me stessa: "Ecco vedì? Lo sapevo! Anche questo mi ha piantata... del resto non poteva essere diversamente, lo sapevo che andava a finire così. Gli uomini sono tutti uguali..."
Ognuno di noi ha le sue convinzioni di fondo, generalizzazioni indebite frutto di esperienze ed educazione, che orientano la nostra vita e che possono riguardare tutti gli ambiti dell'esistenza, dall'amore alle amicizie, dalla spiritualità al lavoro. Proprio riguardo il lavoro, ho raccolto alcune convizioni molto diffuse nel mondo professionale. In dieci anni di attività come formatore aziendale ho visto le realtà più disparate e conosciuto centinaia di persone con ruoli, sensibilità, esperienze e competenze diversissime, di ogni settore produttivo. E ho posto attenzione alle domande, alle interazioni, alle esperienze che venivano raccontate nelle sessioni formative per poter individuare le "convinzioni di fondo" riguardo il lavoro dei partecipanti.
Ecco quali sono le convizioni di fondo riguardo il lavoro (esposte in Assimi e corollari) che ho trovato drammaticamente ricorrenti.

Primo Assioma generale: "Il lavoro è una condanna".
Da cui discendono i seguenti corollari:
- Ricevere deleghe/responasbilità è una rogna
- Fai il meno possibile e sbologna agli altri tutto ciò che più puoi

Secondo Assioma Generale: "Dimostrare di lavorare è più importante che lavorare".
Da cui discendono i seguenti corollari:
- Fai solo ciò che è collaudato, il resto è un rischio che non ti puoi permettere
- Opponi ai cambiamenti tutte le resistenze passive possibili

Terzo Assioma Generale: "Le competenze e la bravura non contano, contano solo fortuna, raccomandazioni e appoggi vari"
Da cui discendono i seguenti corollari:
- Frega il prossimo tuo come lui frega te
- Chi sta in alto nella scala gerarchica ha sicuramente qualche scheletro nell'armadio. Chi sta in basso è un fesso.
- Io non ho nulla da imparare, vado bene così. I corsi di formazione dovrebbero farli gli altri, che evidentemente non sanno fare il proprio lavoro.

E'evidente che un sistema lavorativo basato su queste premesse è assolutamente fuori da ogni possibilità di crescita e a tutti noi "professionisti del cambiamento" in azienda resta una sola domanda reale e necessaria: un lavoro diverso è possibile?

09 aprile 2011

Il counseling (Lettera all'amico Gigino quattro anni dopo)

Caro amico Gigino, ti ricordi di me?
Ti avevo scritto l'ultima volta quattro anni fa, per spiegarti cosa fosse il counseling. Torno a scriverti ora per darti una buona notizia.
L'Associazione di counselor professionisti di cui faccio parte, AssoCounseling, durante il suo ultimo convegno (2-3 aprile 2011) ha divulgato una definizione "ufficiale" di counseling, elaborata dal comitato scientifico ed approvata dai soci. Mi sono sentito in dovere di fartela conoscere, eccola qui:

Il counseling professionale è un'attività il cui obiettivo è il miglioramento della qualità di vita del cliente, sostenendo i suoi punti di forza e le sue capacità di autodeterminazione.
Il counseling offre uno spazio di ascolto e di riflessione, nel quale esplorare difficoltà relative a processi evolutivi, fasi di transizione e stati di crisi e rinforzare capacità di scelta o di cambiamento.
E' un intervento che utilizza varie metodologie mutuate da diversi orientamenti teorici. Si rivolge al singolo, alle famiglie, a gruppi e istituzioni. Il counseling può essere erogato in vari ambiti, quali privato, sociale, scolastico, sanitario, aziendale.

Durante i miei studi avevo trovato ed analizzato diverse definizioni di counseling, ma trovo questa definizione la più bella, capace di essere semplice, concisa, densa, come nessun altra sinora.
Soprattutto nelle prime due frasi, emergono: l'obiettivo (miglioramento della qualità di vita del cliente; rinforzo delle capacità di scelta o di cambiamento), l'orizzonte metodologico generale (sostenere i punti di forza e le capacità di autodeterminazione), gli strumenti basilari (ascolto e riflessione) e le situazioni in cui è utile (processi evolutivi, fasi di transizione e stati di crisi).

Come vedi, c'è voluto un po' di tempo, ma alla fine, ce l'abbiamo fatta.
Un caro saluto!

28 marzo 2011

Tirando le somme di "Una musica può fare"


Con la puntata di sabato scorso, la quindicesima, si è conclusa una bellissima ed originale esperienza: la rubrica radiofonica “Una musica può fare”, un'avventura settimanale andata in onda presso l'emittente salentina “Radio Orizzonti”. La trasmissione si poneva l'obiettivo di divulgare alcuni concetti chiave per la conoscenza di sé e il miglioramento delle relazioni interpersonali attraverso le canzoni di musica leggera. Ogni puntata è stata contraddistinta da un tema, sviluppato attraverso una sequenza di canzoni di autori italiani. I brani erano legati da una “sequenza logica” e, attraverso brevi commenti, davano spunti per alcune brevi spiegazioni. Puntata dopo puntata, quindi è stato possibile parlare di autonomia e responsabilità, di emozioni e di vita di coppia, di “vincenti e perdenti”, di autostima, di sessualità, di famiglia e tanto altro ancora. C'è stata una precisa volontà di rispettare il mezzo radiofonico e le sue peculiarità mantenendo un tono della conduzio “leggero”, con un linguaggio alla portata di tutti per spiegare cose comunque importanti. Per una precisa scelta, inoltre, la trasmissione non ospitava chiamate in diretta degli ascoltatori (sarebbe stato impossibile e non deontologico fare counseling in radio), ma manteneva con essi contatti via email.
È stato un modo di fare divulgazione nello spirito dell'Analisi Transazionale: qualità dei contenuti con un linguaggio il più possibile “democratico” e non per addetti ai lavori e tutto ociò è stato possibile grazie al team di Radio Orizzonti, specialmente Ilaria, Vincenzo e Totò.
Le puntate sono registrate e possono essere ancora ascoltate nell'apposita sezione del blog oppure sul mio canale YouTube (cliccare sulla playlist apposita).
Buon ascolto! 

26 febbraio 2011

Fare formazione...: prossime date

Continuano le presentazioni del libro "Fare formazione nella Chiesa". Ecco le prossime date:
LECCE - 4 marzo - ore 18.00 - presso Libreria "Paoline" (via S. Lazzaro)
NAPOLI - 31 marzo - ore 17.30 - presso Libreria "Paoline" (via Duomo)
NOVARA - 1 aprile - ore 21.00 - presso Seminario Diocesano (via Monte S. Gabriele)


Vi aspetto!

14 febbraio 2011

Fare formazione...: la presentazione

Come preannunciato nell'ultimo post, sabato 12 febbraio si è svolta la presentazione del mio libro "Fare formazione nella Chiesa" e sono ben soddisfatto di come è andata.
Per chi non c'era... ecco qui i video!



16 gennaio 2011

Fare formazione nella Chiesa

Esce in questi giorni il libro "Fare formazione nella Chiesa" nel quale ho racchiuso le mie esperienze di "formatore dei formatori" del mondo ecclesiale (i dettagli nella pagina dedicata del blog e nel sito dell'editore, dove potete anche acquistarlo on-line).

La presentazione "ufficiale" del libro avverrà alle ore 19.00 del 12 febbraio presso la Sala "SS. Medici" di Maglie (LE) - in Piazzetta SS. Medici.
Interverranno Mons. Donato Negro, Arcivescovo di Otranto e don Emilio Salvatore, professore di Sacra scrittura presso la PFTIM.
Farà da moderatrice la dott.ssa Maria Grazia Vergari, psicologa e docente universitaria, responsabile nazionale del Laboratorio della Formazione dell'Azione Cattolica Italiana.