12 settembre 2009

Dialogo tra un tassista ed un giovane counselor

Tassista: -...cosicché lei ha una figlia
Giovane Counselor: - Sì, di un anno e pochi mesi. E lei?
T: - Bah, cosa vuole che le dica... Ho un figlio di 17 anni. Io la invidio, perché è vero quel che si dice: "Figli piccoli, problemi piccoli". Invece con gli adolescenti...

GC: - Cosa succede?
T: - Eh, non sono più i tempi di una volta... La società è cambiata... Tutto gli è dovuto, non conoscono più il valore del sacrificio. Un tempo era diverso, ora hanno abolito anche il Servizio Militare obbligatorio... Lì sì che ti insegnavano a stare al tuo posto...
GC: - Lei si è trovato bene al servizio militare?
T: - No. Malissimo. E' stata un'esperienza terribile.
GC: - E per educare suo figlio è necessario fargli fare un'esperienza che lo faccia stare malissimo?
T: - ...Lei non può capire... Questi giovani hanno tutto e non capiscono più il valore delle cose. Pensi che... Quando ero giovane io, la patente a 18 anni ce la sognavamo e quando io ho chiesto la macchina a mio padre, mi rispose che dovevo lavorare e poi la macchina me la sarei comprata con i miei soldi...
GC: - E se lei condivide questo principio, cosa le impedisce di fare un discorso analogo a suo figlio?
Il tassista tacque.

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E' legittimo dire che oggi è più difficile essere genitori? Solo se ammettiamo che è più difficile anche essere adolescenti.
Vecchi modelli educativi sono giustamente crollati e, in mancanza di altro, li si idealizza come un "paradiso perduto". Non c'è dubbio che la sovrabbondanza di beni fa perdere il senso del valore. Non c'è dubbio che essere sommersi di cose "tutto e subito" fa perdere il senso della progettualità e che, con le papille gustative bruciate dal troppo cibo, si perde la capacità di gustare le cose. Ma tale sovrabbondanza non l'hanno costruita da sé le nuove generazioni, gli è stata gettata addosso come un pesante fardello... Ci vuole coraggio ad essere genitori oggi, certo. Ma il coraggio non sta nel "fronteggiare" i figli, quanto nell'andare controcorrente rispetto alle pressioni sociali che ci vogliono "consumatori globali" anche quando siamo educatori ed in base alle quali anche l'essere bravi genitori si misura sulla "quantità" (di cose date - "non ti ho fatto mai mancare nulla") più che sulla qualità e la verità della relazione. Caro amico tassita, non scaricare sulla "società di oggi" le colpe di una tua responsabilità educativa che non vuoi assumerti.