25 gennaio 2009

Non è tempo per noi



A meno che non viviate in un eremo o abbiate deciso di aprire un baretto su una spiaggia caraibica, vi capiterà di fare una lotta più o meno forte (e più o meno persa) contro il tempo.
Ovviamente le proprie abitudini caratteriali (quanto mi riempio la giornata) e le pressioni sociali (ad esempio: vivere a Milano o a Foligno) variano da persona a persona, ma c'è una dimensione che è spesso comune: il senso di fatica generato dal tenere più cose insieme, alcune volute ed altre (talvolta tante) "dovute" in un tempo limitato. Ecco allora la necessità di dover stabilire le priorità. I maestri del "time management" insegnano che è importante stabilire una gerarchia delle proprie attività seguendo due criteri: l'importanza e l'urgenza. Ci sono cose importanti ed urgenti che vanno fatte subito, ci sono cose non importanti e non urgenti che vanno tralasciate. I problemi sorgono con le altre due opzioni. Ci sono cose importanti ma non urgenti che vengono in genere superate dal quelle urgenti ma non importanti.
Per un manager, ad esempio, è importante dedicare del tempo a dei seri momenti di conoscenza e condivisione con i propri collaboratori. Ma "non c'è tempo"... Per un genitore potrebbe essere importante mantenere dei propri momenti di silenzio per evitare di essere fagocitato ed esaurirsi nelle mille faccende familiari. Ma "non c'è tempo"... E sempre per un genitore è importante avere del tempo da dedicare al gioco con i propri figli. Ma spesso questo non c'è perché "con tutto quello che ho da fare per mandare avanti la baracca..." Non c'è tempo!
In realtà il tempo non c'è per nessuno, per il semplice fatto che non esiste (vi risparmio la dimostrazione filosofica), quindi "non avere tempo" è un falso problema. Il vero problema è che le cose urgenti scacciano quelle importanti, ma per garantirci felicità occorre affrontare la fatica di dedicarci alle cose importanti. Nello spazio contenuto di questo blog, eccovi un consiglio "pronto all'uso".
Uno dei modi migliori per trovare tempo per le cose importanti ma non urgenti è quello di ritualizzarle. Riservare un'ora alla settimana per un dialogo libero con i collaboratori. Dedicare venti minuti al giorno alla "decompressione" personale. Al rientro dal lavoro, celebrare il rito quotidiano del gioco con i figli, che niente deve interrompere. Perché il rito, per definizione, ha a che fare con il sacro e non deve essere violato. Ci sarà poi da lottare contro la fregatura dell'abitudine (che fa perdere il gusto del rito e ne offusca il valore) attraverso un esercizio di creatività, ma questo è un altro discorso.
Ora vi saluto, devo correre perché ho da fare. Come dite? E' un po' di mesi che scrivo poco sul blog? Sì, lo so che è una cosa importante ma... non c'è tempo, con tutto quello che ho da fare...