26 ottobre 2013

Amore e sessualità: come parlarne in famiglia?

Ammettiamolo: la crescita fisica ed affettiva dei figli ci spiazza. Le nostre paure si sommano alle loro, i nostri imbarazzi ai loro silenzi.
Eppure, è necessario che noi genitori diamo il nostro contributo alla maturazione di una visione profonda e positiva degli affetti e della dimensione sessuale. Ma come fare?
Ne parliamo in due incontri di formazione (9 e 23 novembre - dalle 16.30 alle 18.30) guidati dal sottoscritto (a Calimera - LE - via Zara, 21).
Il costo di ogni incontro è di € 25,00 a persona (se partecipano entrambi i genitori, una quota è gratis).
Per info e iscrizioni 349.0063946

09 ottobre 2013

Mi fido di te...

Uno dei temi più ricorrenti nella formazione alle relazioni in ambito professionale è quello della fiducia. Non si può parlare di leadership, di team, di delega, di comunicazione, di negoziazione senza richiamare prima o poi nel tema della fiducia (fiducia da dare, da mantenere, da ispirare,...).
Fiducia intesa come capacità di accettare che ci sia un pezzo del nostro mondo che dipende da qualcun altro e non solo da noi. Come capacità di capire che c'è qualcosa (o qualcuno...) su cui non possiamo avere il controllo e che ci richiede un affidamento, un “darci”, pur sapendo che potremmo subire conseguenze impreviste (o addirittura spiacevoli) da questo nostro gesto.
La fiducia implica quindi un rischio. Non posso mai avere la certezza assoluta che l'altro (collega, collaboratore, cliente...) usi in maniera corretta e costruttiva quello spazio in cui io non entro. E, del resto, il vecchio proverbio “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio” ci ricorda che le “fregature” sono sempre dietro l'angolo, invitandoci al sospetto, al controllo, a non farci abbindolare. E la distinzione tra persone “degne di fiducia” o truffatori è una capacità assolutamente necessaria per la nostra sopravvivenza: se un ladro vuole farla franca, per prima cosa cercherà di non sembrare un ladro, inspirandomi fiducia per farmi abbassare la guardia e meglio manipolarmi.
Ecco allora che l'autodifesa prende il sopravvento, portando ad aumentare i livelli di controllo sulle informazioni, sugli altri, sul mondo, per abbattere il rischio di brutte sorprese. Ma non possiamo controllare sempre e controllare tutto, non è umanamente possibile, in senso generale e soprattutto in un mondo complesso come quello odierno, fatto di scambi ed interdipendenze.
Così ci fidiamo. A volte non per “slancio morale” o grandi ideali, ma per il “semplice” fatto di non poter controllare la fonte e la veridicità di ogni singola informazione e per il fatto di doverci affidare a competenze diverse e maggiori delle nostre per sopravvivere. Ci fidiamo del fatto che sia la Terra a girare intorno al Sole; ci fidiamo del fatto che il signore in divisa che districava il traffico non fosse in impostore; ci fidiamo perché non abbiamo competenze né strumenti per controllare le competenze del pilota che guida il nostro aereo o del magazziniere del supermercato da cui ci serviamo. La vita umana non è letteralmente possibile dubitando in continuazione del lavoro altrui e anche i più paranoici o “complottisti” tra di noi, prima o poi si “arrendono” alla fiducia.
Quello che possiamo fare, soprattutto in ambito professionale, è passare da una forma di “fiducia ingenua” ed acritica ad una forma di fiducia “adulta” che, basandosi sulla trasparenza e la reciprocità, possa minimizzare (non eliminare) i rischi.
Accanto a questo, c'è un'altra cosa che possiamo fare. Riguarda una sorta di “scelta esistenziale” che, ancor prima di tradursi in gesti concreti, ci chiede un cambiamento nell'approccio di base alle relazioni. Potremmo iniziare a vedere la fiducia non solo come un “triste dovere” legato alla nostra impotenza ma come qualcosa di positivo che ci apre, ci fa evolvere, maturare e, perché no, vivere meglio. Siccome non posso far tutto io “sono costretto” a fidarmi e così imparo a delegare e a gestire meglio il mio tempo. Siccome non posso sapere tutto io “sono costretto” a chiedere agli altri, a far spazio alle loro competenze e ad imparare qualcosa che prima non sapevo. Siccome non posso raggiungere un risultato da solo, “sono costretto” a collaborare e a scoprire che accanto a me ci sono persone valide con cui, guarda un po', talvolta è anche bello lavorare...
Fidarsi è uscire dalla chiusura in sé, costruire legàmi, scoprendo che siamo capaci di sopravvivere a qualche fregatura pur di non perdere l'arricchimento umano che essa ci porta.

(Lo stesso post è disponibile come PDF a questo link)