In una scuola elementare del sud d'Italia, due bambine litigano violentemente, una di esse aggredisce fisicamenete l'altra. La maestra interviene per separarle, prende la bambina più aggressiva e violenta e le rivolge un rimprovero molto secco rigurdante la violenza della sua reazione nei confronti della compagna. Nel pomeriggio, la madre di questa bambina telefona inviperita alla maestra: "Lei non si deve permettere di rimproverare mia figlia!" "Guardi signora che sua figlia era completamente fuori di sé e stava facendo del male alla compagna, andava fermata. Del resto, essendo la maestra, è mio compito..." "Non mi interessa il suo compito: se mia figlia si difende fa bene. Io mia figlia non la tocco nemmeno con un dito e sono io che le ho insegnato a farsi rispettare se qualcuno osa farle qualcosa. Se lei interviene ancora io la denuncio".
Non commento. Riporto solo alcuni stralci di un intervento di Silvia Bonino.
"Molti genitori manifestano difficoltà nel tradurre in pratica la fondamentale esigenza di porre delle regole ai figli e di chiederne il rispetto. [...] molti adulti trovano intollerabili le emozioni negative che nascono sia in loro che nel bambino quando a questi vengono poste delle regole. [...] In realtà questi conflitti non sono segno di cattiva relazione, ma sono momenti normali ed anzi necessari nello sviluppo. Essi aiutano il bambino a misurare se stesso, a costruire la propria sicurezza, a comprendere i vincoli del proprio agire e trovare strategie più creative per raggiungere i propri scopi, a costruire relazioni sociali positive. [...] Molti genitori vivono invece i momenti di conflitto con grande ansia e sensi di colpa, nell'erronea convinzione che la relazione con il bimbo debba sempre scorrere tranquilla, gioiosa a priva di asperità. [...] si stenta a riconoscere che l'azione educativa non è un susseguirsi ininterrotto di momenti idilliaci, come se la vita fosse un perpetuo spot pubblicitario o una favola in cui tutti i personaggi vivono sempre felici e contenti. Si tratta di una deformazione egocentrica, in cui l'adulto viene meno al proprio compito formativo e utilizza i bambini per compensare le proprie difficoltà, quando non le proprie carenze affettive".
(S. Bonino, "Genitori, regole, figli" in Psicologia contemporanea (204/2007), pp. 24-25)
2 commenti:
caro francesco, come al solito mi tocca sottoscrivere in pieno quanto hai scritto. come ulteriore elemento di riflessione permettimi di dire che anch'io, il 14 marzo di quest'anno, ho scritto qualcosa a riguardo. un abbraccio
gian paolo
caro Aprile,
ricordati quando sarai genitore di fare il genitore. La fantasia dell'amicizia tra genitori e figli- un retaggio del peggior sessantottismo - ha confuso ruoli, regole e destini....figli e genitori. Può continuare ca co-esistere amore incondizionato tra genitori e figli... anche fissando norme di buon "comportamento"...Dire un no ad un bambino prende molto più tempo che dire di sì...Un abbraccio
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