Protagonista della storia è A. cui viene proibita la fondamentale libertà di essere sé stessa. La sua storia è estrema, ma forme di negazione dell'identità (benché fortunatamente meno gravi) sono il pane quotidiano di molte persone. Ognuno di noi è un mix inscindibile di desideri, scelte, elementi biologici e pressioni esterne che, attraverso una continua negoziazione, definiscono la nostra identità. Quando questi fattori non sono in equilibrio e le pressioni culturali-ambientali prevaricano tutto il resto (nel caso del romanzo addirittura vengono cancellati i fattori biologici), il dolore diventa il pane quotidiano e la felicità un'utopia.
L'Analisi Transazionale riconosce nel messaggio "non essere te stesso", che riceviamo dal nostro ambiente familiare, una delle ingiunzioni più tragiche. Perché mina nel profondo la capacità di cogliere il proprio valore, di credere in se stessi. Difficile, infatti, che chi è cresciuto con questa ingiunzione riesca a superarla senza un cammino di psicoterapia. Ma come possiamo evitare di perpeutare questo messaggio? Qui la sfida è essenzialmente pedagogica: credere che i propri figli siano persone di valore, accettando le loro scelte, mettendosi in ascolto delle loro aspirazioni. Soprattutto evitare di riversare su di loro i nostri desideri frustrati. Essere persone serene, che hanno fatto pace con i propri conflitti, ci aiuterà a non cancellare la loro identità in nome di nostri fantasmi personali e a dar loro una chance in più per essere felici.
3 commenti:
Però, sembra davvero molto interessante! Se ti dico che mi ricorda Lady Oscar faccio la figura dello scemo? Non per metterla sul ridere, anzi, credo che quel cartone sia ricco di spunti molto interessanti su questo tema (e su altri, come la lotta di classe ad esempio, e in generale è molto legato al tema degli introietti)... La questione è comunque molto attuale!
Che sfida.... Cogliere la bellezza della singolare identità dei propri figli, valorizzarla, e insieme non stare a guardare passivamente, ma svolgere il proprio compito educativo senza permettere espropri, è l'avventura più insicura e affascinante che anima le nostre giornate. Chissà....
Francesco, cosicché l'hai scritto ... sì, é vero, la negazione dell'identità é molto più comune di quanto non si creda, eppure anche le "negazioni" sono funzionali a qualcosa. L'arte per esempio, l'arte nasce spesso dalle negazioni se ci fai caso. Non é una giustificazione della negazione questa mia, so bene quanto le negazioni possono inibire la vita talvolta, é solo la constatazione di quello che mi pare un "fatto". Un abbraccio.
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