Diario divulgativo: relazioni, comunicazione interpersonale, counseling, analisi transazionale e tutto ciò che può essere utile per migliorarsi la vita
24 dicembre 2010
09 dicembre 2010
Ri-Aprire le zolle
Aprirelezolle210111 from L'Oraweb on Vimeo.
28 novembre 2010
Nuova veste e nuovi contenuti
Come avrete notato, il blog si è arricchito di nuove sezioni (linguette in alto) che rimandano ad alcuni dei miei progetti, archiviando i link audio e video alle varie attività di questo inverno intenso.
E nuove sezioni ancora arriveranno col tempo...
31 ottobre 2010
Una musica può fare

22 ottobre 2010
06 ottobre 2010
Tra il dire e il fare c'è di mezzo l'Educare
Educare significa agire, pensare e amare allo stesso tempo, in un delicato equilibrio costante.
Ruolo difficile, quello dell'educatore-equilibrista.
Eppure unico modo per aiutare i piccoli a crescere e volare alto.
(Video realizzato da me per il convegno "Tra il dire e il fare c'è di mezzo l'educare", Otranto 5-6 ottobre 2010)
02 settembre 2010
Belli dentro

Vi invito ad iscrivervi a "Belli dentro", un percorso di formazione rivolto a chiunque voglia accrescere la conoscenza di sé e la qualità delle proprie relazioni.
Ecco le date e i temi:
18.09 "VOCI, VOLTI, STORIE" - La persona umana e le sue relazioni
25.09 "COMUNICHI-AMO" - Comunicare bene per stare bene (anche in coppia)
02.10 "GRAZIE, SCUSA & Co." - Saper accettare sé stessi e gli altri
09.10 "OH, NO! MI E' SUCCESSO ANCORA!" - Vivere liberi... anche da sé stessi
16.10 "ORA MI ARRABBIO!" - Vivere le emozioni per vivere meglio
23.10 "IL PENSIERO E' QUELLO CHE CONTA" - Le convinzioni che siamo.
Gli incontri si tengono dalle 9.00 alle 12.30 a Calimera (LE), via Zara 21.
Il costo di ogni incontro è di € 30 per i singoli, 50 per le coppie.
Per info ed iscrizioni:
formazioneCHIOCCIOLAscaprile.it
09 luglio 2010
Più counseling, meno pasticche!

Credo che davanti a questi dati anche i più ferventi sostenitori della farmaceutica classica, anche gli scettici che ci mettono in guardia dal "voler vedere somatizzazioni dappertutto", debbano ammettere che in questo caso ci sia poco da sottilizzare: la tendenza generale è evidentemente quella di voler rimuovere chimicamente i sintomi senza mai affrontare le cause del proprio malessere. E' un processo generale che mi suscita rabbia, ancor più quando l'impasticcamento diventa un "metodo educativo" per i bambini e giovani, sottilmente medicalizzati anziché ascoltati.
"Se ci viene il mal di testa, generalmente non ci chiediamo "Perché mi è venuto? A quale offesa specifica o situazione nociva ho esposto il mio corpo, che ora produce il mal di testa?", ma piuttosto "Dov'è l'aspirina?". [...] Le persone non riflettono sul perché sentono il bisogno di bere qualcosa quando tornano dal lavoro, o perché devono prendere una pillola per poter dormire, o perché ne devono prendere un'altra per svegliarsi. Se si ponessero queste domande e rimanessero bene in contatto con il loro corpo, troverebbero facilmente le risposte. Invece, già dai primi anni di vita vengono abituate a ignorare o a trascurare le sensazioni e i messaggi del corpo, siano essi piacevoli o sgradevoli. Le sensazioni sgradevoli vengono allontanate con farmaci quando è possibile o tollerate passivamente quando non c'è nessun farmaco che possa sconfiggerle " (C. M. Steiner, Copioni di vita, Ed. La Vita Felice, p. 79).
Quando avrete deciso di uscire dal tunnel, sappiate che un buon counseling può essere la strada giusta.
06 luglio 2010
La creatività secondo Rodari

[Le fiabe e le creazioni] servono all'uomo completo. Se una società basata sul mito della produttività (e sulla realtà del profitto) ha bisogno di uomini a metà – fedeli esecutori, diligenti riproduttori, docili strumenti senza volontà – vuol dire che è fatta male e che bisogna cambiarla. Per cambiarla, occorrono uomini creativi, che sappiano usare la loro immaginazione. [...]
Creatività è sinonimo di “Pensiero divergente”, cioè capacità di rompere continuamente gli schemi dell'esperienza. È “creativa” una mente sempre al lavoro, sempre a far domande, a scoprire problemi dove gli altri trovano risposte soddisfacenti, a suo agio nelle situazioni fluide nelle quali gli altri fiutano solo pericoli, capace di giudizi autonomi e indipendenti (anche dal padre, dal professore e dalla società), che rifiuta il codificato, che rimanipola oggetti e concetti senza lasciarsi inibire dai conformismi. Tutte queste qualità si manifestano nel processo creativo. E questo processo – udite! Udite! - ha un carattere giocoso: sempre.
09 giugno 2010
Aprire le zolle

1. DA' VOCE ALLA QUOTIDIANITA' SENZA VOCE
Parla di molti, dà voce a tante storie quotidiane che generalmente vengono tenute nascoste... Tra le pagine di questo libro ci si ritrova perchè è solo parzialmente autobiografico ed è fatto con tanti frammenti di storie unificati dall'unico io narrante femminile. A volte noi crediamo che la nostra vita sia indegna di racconto, banale. Invece così non è ed è un merito dell'autrice di aver dato voce a questa vita quotidiana insespressa.
2. E' LA NARRAZIONE DI UN CAMBIAMENTO CHE INVOGLIA AL CAMBIAMENTO.
Leggiamo di questa protagonista che attraversa fasi belle e brutte, momenti di slancio di vita intensa e momenti faticosi di solitudine, trasporto ed abbandono,... In questa altalena emotiva però la protagonista compie una maturazione progressiva. Si tratta di un percorso che è un po' una ri-nascita che, come ogni nascita, è accompaganta da un travaglio (e questo le donne lo sanno molto meglio di noi maschietti)... Così anche la ri-nascita di questa protagonista/di noi protagonisti è accompagnata dalla fatica, da esperienze difficili, dall'amarezza ma proprio come una vera nscita, la VITA che ti ritrovi tra le mani alla fine è così preziosa e bella e di valore che ti concentri su questo frutto bello, ringrazi Dio... e al diavolo le sofferenze!
Noi lettori pagina dopo pagina siamo invogliati a cambiare. A rileggere le nostre fatiche quotidiane in una luce diversa. Io credo che esista un dolore assurdo ed inutile che vada evitato. Ma talvolta crescere, cambiare, vivere comporta giocoforza limiti, fatiche e dolori inevitabili che possono avere senso. Non è automatico, "possono avere senso" se costruiamo una storia di cambiamento ATTRAVERSO questo dolore, questa fatica...E quindi è un libro di speranza perché fa partecipare il lettore a queste fatiche, ma fa gustare anche la bellezza di questo cambiamento. E quale è questo cambiamento?
3. PRENDERE IN MANO LA PROPRIA VITA ED ESSERE RESPONSABILI DELLA PROPRIA FELICITA'
Io credo che sia questo il messaggio del libro. Mi dispiace che qualche lettore disattento o superficiale possa leggerlo come un libro sui matrimoni che finiscono. La questione è più sottile e più ricca. Infatti, soprattutto nella secodna parte, fa capolino il tema delle SCELTE.
La voce narrante, riflettendo su quello che ha vissuto nel passato e che sta vivendo nel presente, decide, sceglie. Sono due verbi facili da pronunciare ma non da vivere perché...
- abbiamo sempre lascito scegliere altri per noi e non sappiamo più come si fa...
- decidere significa etimologicamente TAGLIARE, rinunciare a qualcosa in maniera netta in favore di qualcos'altro...
- decidere significa anche prendersi la responsabilità in caso di errore: se IO decido e le cose vanno male l'errore l'ho fatto io... se io NON DECIDO posso sempre dare la colpa agli altri alla vita, al destino... e ci sono tante persone che non vogliono decidere per non rinunciare a questa infantile e comoda de-responsabilizzazione.
La voce dell'autrice invece ci racconta di una di una presa di responsabilità e anche in questo caso, seguire il suo processo decisionale invoglia il lettore a fare le proprie scelte di vita, a non aspettare una felicità modello “principe azzurro” ma a costruire un presente diverso, migliore per sé e per gli altri. All'inizio di questa storia, la voce narrante prende consapevolezza di tutto questo, anche se costa fatica e dice: "A volte viviamo i disagi e le mortificazioni accettando tutto fiaccamente perché riteniamo ormai il nostro cammino segnato. E a quell'andare ci adagiamo, procediamo lungo la strada della nostra esistenza per inerzia. Lo squallore della vita è rassegnarsi a rimanere dove sei perché non credi di poter avere di emglio, di meritare di più" (pag. 23).
Dopodichè pagina dopo pagina noi partecipiamo a questo percorso che ha bisogno di tempo ... e nelle ultime pagine, il percorso è compiuto. Indietro non si torna e leggiamo delle parole molto forti che auguro a tutti di poter pronunciare prima o poi nella propria vita: "E' tempo di vivere, di volersi bene, di essere me stessa. Adesso che sono finalmente libera di essere me stessa" (p. 77).
30 maggio 2010
Rassegna stampa
14 aprile 2010
Lost in translation

Frase dei genitori: "Nostro figlio è terribile! E' un diavolo incontenibile!"
Significato reale: Non stiamo assolutamente ascoltando i bisogni e la vita di nostro figlio, al punto tale che scambiamo qualsiasi comportamento aggressivo o dirompente come un capriccio o un elemento innato del carattere. Più il tempo passa, più non lo capiamo e più lui alza il tiro della provocazione in quanto ormai ha concluso che solo così ci accorgiamo di lui. In sostanza stiamo programmando la vita di nostro figlio in maniera tale che, crescendo, diventerà diffidente verso il mondo, abituato più a pretendere che a dare, incapace di gratuità e instaurando relazioni (affettive, amicali, ecc.) inquinate da un senso generale di "essere in credito", in quanto "subente continue ingiustizie".
Frase dei genitori: "Mio figlio è un angelo, sta sempre al suo posto e non dà mai fastidio di alcun genere".
Significato reale: Stiamo crescendo un figlio iperadattato (sottomesso) che si comporta bene per paura che potremmo non volergli più bene. E' un "bravo ometto" iperresponsabilizato incapace di vivere con serenità la propria età. In sostanza stiamo programmando la vita di nostro figlio in maniera tale che, crescendo, diventerà un nevrotico incapace di essere felice e tormentato da un costante senso di inadeguatezza.
Frase dei genitori: "Non è terribile? Che dolce canaglia!..."
Significato reale: A mio figlio permettiamo di tutto, qualsiasi cosa faccia per noi è motivo di ammiccamenti e risatine. Lui ovviamente se ne accorge e alza i tiro combinandone sempre di più grosse. Ma noi siamo assolutamente incapaci di contenerlo, non ne abbiamo proprio voglia. In questo modo nostro figlio non comprenderà mai il senso del limite né interiorizzerà alcun il principio di responsabilità. In sostanza stiamo programmando la vita di nostro figlio in maniera tale che, crescendo, accadranno uno o più di questi eventi: a. sarà incapace di relazioni autentiche di amicizia e amore; b. proietterà all'esterno le proprie responsabilità pretendendo che il mondo gli dia ciò che non può/sa procurarsi attraverso le proprie legittime risorse (lavoro, ecc.); c. rovinerà la convivenza sociale nelle maniere più svariate; d. ci renderà la vecchiaia amara.
Frase dei genitori: "Mio figlio si chiamerà [selezionare una tra le seguenti opzioni: Kevin, Alexander, Raoul, Michael, Jonatan, ...]. Mia figlia si chiamerà [selezionare una tra le seguenti opzioni: Sharon, Suami, Katrin ... e via esoticheggiando]"...
Significato reale: Sono insoddisfatto della vita che conduco e mi illudo che la vita dei miei figli possa essere migliore della mia, passata al'insegna del "vorrei ma non posso". Il nome esotico e/o forzosamente originale sta a simboleggiare quella vita da vip "super" che credo spetti di diritto a chi porta un nome del genere, perché questo è quello che ho capito dell'esistenza umana dopo anni di dura formazione della mia persona attraverso la visione di "Verissimo", "La vita in diretta", ecc.
19 marzo 2010
A tutti i papà: le nostre leggi di Murphy e qualche libro

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Libri consigliati per i papà (di oggi e di domani)
A. Pellai, Nella pancia del papà, Ed. FrancoAngeli
A. Pellai, Le mie mani sono le tue ali, Ed. San Paolo
A. Pellai, Da padre a figlia, Ed. San Paolo
I. Baldassarre, C'è anche il papà, Ed. Erickson
23 gennaio 2010
"C'ero una volta..." Narrare la propria storia per vivere "felici e contenti"

“C'ero una volta...” è un'esperienza di formazione dedicata a chiunque stia facendo i conti con il desiderio di felicità nella propria vita. Ospiti di uno splendido resort nella meravigliosa città di Otranto, ripercorreremo in tre tappe (passato, presente, futuro) la nostra storia personale e, attraverso la narrazione ed il confronto con gli altri partecipanti, capiremo come fare spazio alla felicità.
La location non è casuale: il soggiorno nella struttura “i Basiliani”, dotata di SPA, ci permetterà di poter dedicare tempo ed attenzione a noi stessi, mentre il contatto con la città di Otranto ci fornirà spunti e suggestioni di lavoro per rileggere il passato, scegliere il presente, plasmare il futuro.
Perché anche noi, principi e principesse della vita quotidiana, possiamo meritarci di vivere “felici e contenti”... o almeno più sereni.
Il workshop inizia alle ore 17.00 di giovedì 8 aprile e termina alle ore 14.30 (pranzo incluso) di domenica 11 aprile. La formula è completamente residenziale anche per chi vive in Puglia. La stazione ferroviaria di riferimento è Lecce, l'aeroporto di riferimento è Brindisi (BDS).
Per ulteriori info ed iscrizioni scarica il depliant.