14 giugno 2012

Counseling: Nascita di una professione

Atti caratterizzanti la professione di counselor
a cura del Comitato Scientifico di AssoCounseling

Il presente documento è stato redatto dal Comitato Scientifico di AssoCounseling (Elisabetta Cofrancesco, Alberto Walter Cericola, Paola Cremonese, Cecilia Edelstein, Luciano Marchino, Francesco Marraffa, Michele Mozzicato, Giorgio Piccinino, Giovanni Turra) in accordo con il Consiglio di Presidenza Nazionale (Annalisa Campai, Lucia Fani, Giorgio Lavelli, Tommaso Valleri) in data 28 marzo 2012 e presentato ai soci da Giorgio Piccinino durante i lavori del terzo convegno nazionale in data 15 aprile 2012.

I counselor realizzano il proprio ruolo professionale, attraverso diversi tipi di interventi volti a migliorare la qualità della vita e ad alleviare la sofferenza delle persone operando in organizzazioni pubbliche e private, enti e associazioni oppure nel proprio studio privato. L'incontro di counseling, è definito come una interazione volta ad accogliere le difficoltà del cliente o il suo disagio con metodologie e tecniche che possono anche essere diverse per orientamento teorico, ma che rimangono all'interno di alcune linee guida specifiche qui di seguito riportate:


Il counselor accoglie le richieste valutando in prima istanza se la domanda è affrontabile con le competenze del proprie del ruolo o se è necessario accompagnare il cliente verso la scelta di un altro professionista.

Il colloquio affronta tematiche emergenti che non richiedono, per essere risolte una ristrutturazione profonda della personalità. Il counselor dunque non si occupa, in prima persona, di disturbi psichici o patologie di altra natura, se non operando in equipe multiprofessionali.

Gli obiettivi, la metodologia e le modalità organizzative vengono esplicitate e concordate anticipatamente.

Il counselor accoglie clienti che hanno la necessità di prevenire, affrontare e risolvere un problema specifico o una condizione di difficoltà temporanea; è essenziale dunque circoscrivere e focalizzare la richiesta d'aiuto per progettare insieme piani d'azione a essa esclusivamente relativi.

L'obiettivo degli incontri è quello di migliorare nel cliente la consapevolezza di sé e delle proprie modalità di relazione, al fine di sviluppare le capacità di analisi del problema portato, potenziare le risorse per affrontare la situazione specifica e promuovere autonomia ed efficacia nelle scelte.

L'accettazione del cliente e del suo stato emotivo, la comprensione, la fiducia nelle sue possibilità, il rispetto per la diversità e una relazione paritaria favoriscono un rapporto di apertura e collaborazione per l'analisi del problema e per gli obiettivi di cambiamento.

Gli interventi possono anche essere di mero sostegno nelle difficoltà, di contenimento del dolore, di supporto emozionale e rassicurazione, ma non devono perdere di vista la possibilità di sviluppare consapevolezza del problema, autonomia nelle scelte e fiducia nelle possibilità di trasformazione.

Le emozioni del cliente sono accettate in quanto libera espressione di sé e naturale reazione alle situazioni della vita. Il counselor le accoglie per migliorare il livello di consapevolezza e l'intelligenza emozionale. Aiuta quindi a comprenderne il significato e i fattori correlati riportando sempre il focus del lavoro sulla ricerca delle soluzioni nel "qui e ora".

Nelle relazioni in cui i colloqui sono numerosi si dovrà in ogni caso verificare costantemente l'attuazione dei piani d'azione progettati e l'efficacia degli interventi in modo che sia sempre chiara la relazione fra intervento, risultati raggiunti e conclusione del rapporto.

Il counselor non fa diagnosi, non interpreta i comportamenti: il percorso di consapevolezza, di crescita e trasformazione si sviluppa nell'ambito di una scoperta progressiva frutto dell'alleanza con il cliente.

Nelle organizzazioni

Osservando e analizzando gli stati di crisi e di difficoltà, il counselor interviene facilitando il processo di presa di coscienza dei problemi e contribuisce, anche confrontandosi con gli altri operatori presenti, a migliorare le relazioni fra clienti e/o utenti e il personale di servizio.

In questo senso attua anche interventi a livello individuale o di gruppo per rilevare le criticità e migliorare il rapporto individuo/organizzazione con la finalità di rendere più efficace il servizio e soddisfatta la richiesta d'aiuto del cliente/utente.

Il counselor opera anche come facilitatore per sviluppare un buon clima interno e migliorare le relazioni fra i professionisti presenti nell'organizzazione. In quest'ottica può entrare in azione, a livello individuale o di gruppo, per rilevare difficoltà di varia natura e criticità relazionali nel quotidiano professionale e realizzare interventi migliorativi al fine di generare benessere negli operatori e, di conseguenza, una ricaduta positiva sul servizio erogato.

05 giugno 2012

Meno "Famiglia", più famiglie

Chiara ed io siamo stati invitati a tenere un bereve intervento sull'essere famiglia per la Festa della Famiglia io diocesi. Dopo una parte di animazione, abbiamo lanciato questo messaggio.

Nel gioco proposto, abbiamo voluto riprendere con un filo di ironia alcune situazioni “tipiche” della vita familiare. Abbiamo fatto riferimento ai conti da far quadrare, ai rapporti con la scuola e la parrocchia, alla difficoltà di conciliare le esigenze di tutti,...
Il nostro messaggio finale è semplice. Vogliamo affermare che tutto questo.... è bello, sano, importante. Perché vediamo molte famiglie che sono così prese dalla fatica di essere famiglia da non riuscire a vedere la gioia e la bellezza di essere famiglia.
Invece, oggi vogliamo dedicare un ODE alle famiglie.
Non a LA Famiglia, quella astratta, ideale, ma a LE famiglie, a NOI famiglie, a noi tutti!
A noi tutti, che non siamo famiglie perfette belle invincibili e serene. Siamo invece le famiglie traballanti, affaticate, imperfette. Eppure crediamo che in questo essere traballanti, affaticate, imperfette, ci sia un valore da riconoscere, un GRANDE valore da riconoscer-CI.

Sono in tanti a lodare la Famiglia e a chiederci di essere diversi, migliori.
Gli insegnanti ci rimproverano di non fare fino in fondo il nostro dovere educativo, ci dicono che se lo facessimo fino in fondo i nostri figli sarebbero più capaci, sereni e intelligenti. E hanno ragione, certo, come dargli torto?
I politici e le istituzioni ci chiedono di essere educatori migliori, di essere cittadini esemplari, di essere promotori di una società migliore e più giusta. E hanno ragione, certo, come dargli torto?
I sacerdoti, i catechisti ci dicono che dovremmo essere più spirituali, più credenti, più fedeli, capaci di vivere la fede in maniera piena così da essere annunciatori più credibili.
E hanno ragione, certo, come dargli torto?
Sì, è vero. Possiamo ancora essere migliori. E a scuole, istituzioni, chiesa chiediamo di aiutarci a crescere ancora, a migliorarci.
Ma crediamo che oggi sia necessario fare un applauso a noi famiglie per quello che siamo, per il nostro presente imperfetto, non per quello che dovremmo essere.

Rendiamoci conto del estremo valore che SIAMO – GIA' OGGI.
Con i nostri sogni, con le nostre fatiche, con le delusioni ma anche le risorse impensabili di cui forse dubitavamo persino di disporre, ma che sono emerse nel momento più difficile.
Noi famiglie, con la nostra debolezza e con il nostro fragile potere educativo, che vogliamo far crescere i figli, nutrendoli, vestendoli, dando loro un'istruzione e facendo sì che tutto questo sia compatibile con i conti da far quadrare a fine mese.
Noi famiglie imperfette, che amiamo i figli, che ci preoccupiamo per loro e cerchiamo una scuola più adatta alla loro crescita; che vorremmo che le amicizie che frequentano fossero costruttive che che ci interroghiamo su quale sia la strada giusta da percorrere nella vita,
Noi, che ci prendiamo pena perché quel figlio forse sta frequentando qualche cattiva compagnia
o sta andando male a scuola e non ci vogliamo arrendere e continuiamo a cercare un canale di comunicazione con lui nonostante le parolacce e le porte sbattute.

Noi famiglie SIAMO di valore, per il semplice fatto di ostinarci a tenere insieme sotto lo stesso tetto cose diverse, teste diverse, cuori diversi...: il lavoro e il riposo, il tempo per il coniuge e quello per i figli, il gioco e l'impegno, i bisogni di ciascuno e le regole per tutti.
E siamo dei maghi quando riusciamo a essere vicino a chi è malato e nel contempo festeggiare il compleanno dei più piccoli; o quando scopriamo che la nostra casa si ingigantisce e ha più metri quadrati del previsto solo perché abbiamo saputo che nella pancia di mamma c'è un nuovo arrivo

La moltiplicazione dei pani, la condivisione dei beni, l'abbraccio dei lontani...
Sono questi i miracoli che accadono ogni giorno nelle nostre case e solo un po' di santa incoscienza ci salva dal pensiero della grande responsabilità che il nostro essere famiglia comporta.

In un mondo di solitudini noi siamo palestre di comunione.
E oggi essere famiglia è la vera rivoluzione.