13 giugno 2007

L'uomo s-mascherato

In un libro di psicologia trovo un esercizio interessante: "Pensate alla vostra infanzia e ricordate il personaggio di fantasia che più colpiva all'epoca la vostra immaginazione e con il quale vi identificavate". In un lampo mi ritornano in mente i fumetti dei supereroi Marvel, improbabili uomini in calzamaglia dotati di strani poteri e coinvolti di mille avventure. Una parte di me è ancora lì, dentro quel mondo. "Super-eroi con super-problemi", sono stati chiamati, perchè, a differenza di alcuni personaggi a tutto tondo, l'idea vincente della squadra Marvel fu di creare personaggi che unissero ai propri incredibili poteri, delle vicende più "umane" (problemi in famiglia, incapacità di comunicare i propri sentimenti, difficoltà sul lavoro, emarginazione sociale, ecc.).
Mi piace allora riprendere questa idea come un'immagine di ciascuno di noi, preso dalle sue faccende quotidiane, ma al tempo stesso custode di energie incredibili che ci aiutano nelle nostre avventure quotidiane.
Ci siete anche voi? Che maschera portate? Che supereroe/supereroina siete? Quali superpoteri avete? Sapete rendervi invisibili in caso di pericolo come Sue dei Fantastici Quattro o siete come Hulk, dalla rabbia incontenibile e devastante? Tirate fuori le unghie come Wolverine o pensate come Spider-man che "da un grande potere deriva una grande responsabilità"? Siete un uomo di roccia dal cuore tenero come "La cosa" o siete tutt'uno con la natura come Tempesta? Avete affinato i vostri sensi come Dare Devil o siete come Iron-Man, difesi dal mondo esterno da una luccicante corazza? Avete un super-cervellone che compensa i vostri limiti fisici, come il dott. Xavier, o il vostro punto di forza è la flesssibilità portata all'estremo di Reed Richards, l'uomo-gomma?

Ciao a tutti
dal vostro Uomo Ragno

PS: Se volete saperne di più su psicologia e fumetti, potete andare su Psicofumetto, su Amazingcomics o su Psicopedagogika.

04 giugno 2007

L'identità negata

Ho appena terminato un bel libro consigliatomi da una blog-amica: "Creatura di sabbia" di Tahar Ben Jelloun. Narra la storia di una donna costretta dall'ambiente familiare a rinnegare la propria identità fisico-biologica e a spacciarsi per un maschio. Non entro nei dettagli di questo bel romanzo, di cui vi consiglio la lettura, ma ne prendo spunto per una breve riflessione sull'identità negata.
Protagonista della storia è A. cui viene proibita la fondamentale libertà di essere sé stessa. La sua storia è estrema, ma forme di negazione dell'identità (benché fortunatamente meno gravi) sono il pane quotidiano di molte persone. Ognuno di noi è un mix inscindibile di desideri, scelte, elementi biologici e pressioni esterne che, attraverso una continua negoziazione, definiscono la nostra identità. Quando questi fattori non sono in equilibrio e le pressioni culturali-ambientali prevaricano tutto il resto (nel caso del romanzo addirittura vengono cancellati i fattori biologici), il dolore diventa il pane quotidiano e la felicità un'utopia.
L'Analisi Transazionale riconosce nel messaggio "non essere te stesso", che riceviamo dal nostro ambiente familiare, una delle ingiunzioni più tragiche. Perché mina nel profondo la capacità di cogliere il proprio valore, di credere in se stessi. Difficile, infatti, che chi è cresciuto con questa ingiunzione riesca a superarla senza un cammino di psicoterapia. Ma come possiamo evitare di perpeutare questo messaggio? Qui la sfida è essenzialmente pedagogica: credere che i propri figli siano persone di valore, accettando le loro scelte, mettendosi in ascolto delle loro aspirazioni. Soprattutto evitare di riversare su di loro i nostri desideri frustrati. Essere persone serene, che hanno fatto pace con i propri conflitti, ci aiuterà a non cancellare la loro identità in nome di nostri fantasmi personali e a dar loro una chance in più per essere felici.