Diario divulgativo: relazioni, comunicazione interpersonale, counseling, analisi transazionale e tutto ciò che può essere utile per migliorarsi la vita
10 ottobre 2008
Gene e sregolatezza
Siamo nati così e non ci possiamo fare niente oppure siamo il frutto dell'esperienza e dell'educazione? Da quando l'uomo ha cercato di riflettere su se stesso e sul mondo, ponendosi domande sul senso, la lotta tra queste due correnti di pensiero è sempre stata molto accesa. Per molti il nostro modo di essere ("è così di carattere") è una specie di marchio genetico che nessuno può modificare, per cui una persona nata "col carattere incazzoso" è destinata ad esserlo per sempre, magari può imparare a controllarsi ma, come dice il proverbio, "Chi nasce tondo non muore quadrato". Dall'altra parte ci sono tutti coloro che, dando peso alla storia individuale o sociale di ognuno, vedrebbero quella stessa rabbia come un modo tra i tanti possibili di reagire al mondo esterno, modo che è stato appreso e quindi, almeno in alcuni casi, potrebbe essere cambiato. Ora, grazie agli studi sul cervello e lo sviluppo delle neuroscienze, sembra ormai chiaro che questa divisione netta tra fattori genetico-naturali e fattori culturali è superata. Si parla ormai di epigenetica. Le incredibili capacità plastiche di ri-modellamento delle reti neuronali, l'interazione coevolutiva organismo/ambiente ed altri fattori fanno ormai concludere che i fattori genetici diventano fattori culturali e i fattori culturali (stile di vita, alimentazione, modelli di pensiero, ecc.) si trasformano in materiale genetico che "ci entra dentro". Da una parte, quindi, si evitano le illusioni del volontarismo che nega il peso dell'eredità naturale su ognuno di noi; dall'altra resta sempre aperta la via del cambiamento personale che, se ben nutrito, può addirittura rimodellare il nostro corpo. Che ne deriva da tutto questo pistolotto? Che lo stile di vita che conduciamo è una cosa troppo importante che va scelta e ben curata. La qualità di quello che mangiamo, la qualità della musica che ascoltiamo o dei programmi che vediamo, ecc, non sono fattori accessori della nostra esistenza, ma ci entrano letteralmente e fisicamente "dentro". Quindi, chiunque voglia vivere meglio, non può dare la colpa al passato o al cromosoma del nonno che ci ha trasmesso la metereopatia. Non possiamo essere felici se ci nutriamo con la robaccia industriale comprata col chiodo fisso del risparmio senza qualità. Non possiamo essere persone "belle dentro" se il nostro spirito si nutre di reality-show e le nostre orecchie non sanno scegliere tra una allitterazione ricercata di Caparezza ed un verso idiota degli 883. Non è indifferente passare una serata in un locale la cui musica non permette neanche di parlarsi o a casa in compagnia di affetti sinceri, con un amico che porta la chitarra ed un altro che porta una bottiglia di quello buono. Vivere meglio è una scelta di vita.
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2 commenti:
sì, sono d'accordo. pensa che nell'antica Cina, le donne avevano in pugno "il carattere" dei mariti a seconda di quello che gli preparavano da mangiare.. e sono d'accordo che oggi più che mai il mondo ha bisogno di bellezza, di armonia e di pause. E noi con tenacia, costanza, allegria e dolore proveremo, buttando sassi nell'acqua, a fare cerchi concentrici che si diffondono sempre più larghi fino a arrivare alle superfici tutte dello stagno.
Questa dell'antica Cina non la sapevo, interessante. Grazie per il commento.
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