1. Al di là dei proclami di inizio anno, degli spot "caldamente emotivi" e delle passerelle da primo giorno, la politica e le istituzioni non dimostrano attenzione reale ai processi di educazione e crescita. Potete riempirvi la bocca quanto volete dicendo che "la scuola è il nostro futuro" eccetera eccetera ma finché risparmierete sul numero degli insegnanti creando classi-pollaio dove è di fatto impossibile una didattica più partecipativa, saranno solo chiacchiere (idem per quanto riguarda il risparmio su riscaldamento, strutture, carta igienica, materiali didattici,... ecc.)
2. Ogni governo nuovo che arriva, annuncia riforme scolastiche epocali. Questa è una costante, così come lo è una tragica mancanza: ogni riforma fatta non riesce ad essere migliorativa della scuola ma ulteriormente distruttiva, in quanto i capoccioni chiamati a formularla raramente capiscono qualcosa di scuola ed educazione. In Italia abbiamo avuto e (nonostante tutto continuiamo ad avere) grandissime figure educative ed esperienze bellissime e molto varie di buona scuola. Abbiamo avuto Montessori, Lodi, Rodari, Malaguzzi, il MCE, Milani, oggi abbiamo competenze pedagogiche come quelle di Daniele Novara e il CPP e ancora tante altre. Niente di tutto questo entra mai stabilmente nella prassi quotidiana della scuola, che continua ad essere una stratificazione di maternalismo, ideologia implicitamente destrorsa e, di recente, delirio di organizzazione razional-economica (fatta pure male). La scuola italiana è ancora, di fatto, quella della riforma Gentile di epoca fascista, ossessionata dai programmi e dalla "logica del controllo".
3. La scuola buona, utile non è quella delle LIM. Ammesso che ci siano (e che le si sappia usare!), restano solo uno strumento appiccicaticcio su una struttura arcaica. Nonostante cambino nome e facciata, le metodologie di insegnamento sono esattamente quelle di cinquanta anni fa. Esempio: si doveva passare dalla programmazione per contenuti a quella per obiettivi, per unità di apprendimento, per progetti trasversali, ecc. ecc. Di fatto, si continua a fare una programmazione per contenuti "mascherata". Del resto, se l'organizzazione generale valuta le scuole in base al "programma finito" o agli INVALSI, non può essere diversamente.
4. Le prove INVALSI sono un'aberrazione educativa.
5. Le scuole sono luoghi ad alto conflitto interno. I dirigenti non hanno le minime competenze manageriali, intese come "soft skills" di integrazione e gestione di persone, così come i docenti, costretti a lavorare in gruppo, non hanno la minima idea di come si faccia una riunione "decente" e concludente.
6. La maggior parte dei Dirigenti scolastici sono schiacciati (o si lasciano appiattire) sulle questioni organizzative o di "buon nome" della scuola ma non fanno la cosa più importante: dare uno "stile" educativo alla scuola, gli insegnanti sono "padroni a casa loro" (cioè il loro orticello di ore) nel bene e nel male. Per un alunno, avere o non avere un buon percorso scolastico è, nella maggior parte dei casi, una questione di "buona sorte" dei docenti che incontra sul suo percorso.
7. La "bontà" della scuola è attualmente affidata agli "eroi silenziosi": docenti, dirigenti, bidelli e segretari che pagano un prezzo personale altissimo per costruire pezzetti di "buona scuola" in contesti caotici. Io ho avuto la fortuna di incontrare nel mio percorso scolastico, frammenti di buona scuola. Auguro lo stesso alle mie figlie e a tutti i ragazzi italiani.
1 commento:
Sono daccordissimo con le tue riflessioni Francesco.. anch'io sono in contatto costante con i ragazzi e mi rendo conto di quanto sia difficile motivarli all' impegno scolastico che poi dovrebbe essere al di là dei contenuti la palestra , il luogo dove allenarsi e impiegare le energie per imparare a diventare adulti e responsabili delle propri azioni , in una dimensione di ben-essere e rispetto verso se stessi e verso gli altri .... ma che faticaa!
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