Atti caratterizzanti la professione di counselor
a cura del Comitato Scientifico di AssoCounseling
Il presente documento è stato redatto dal Comitato Scientifico di AssoCounseling (Elisabetta Cofrancesco, Alberto Walter Cericola, Paola Cremonese, Cecilia Edelstein, Luciano Marchino, Francesco Marraffa, Michele Mozzicato, Giorgio Piccinino, Giovanni Turra) in accordo con il Consiglio di Presidenza Nazionale (Annalisa Campai, Lucia Fani, Giorgio Lavelli, Tommaso Valleri) in data 28 marzo 2012 e presentato ai soci da Giorgio Piccinino durante i lavori del terzo convegno nazionale in data 15 aprile 2012.
a cura del Comitato Scientifico di AssoCounseling
Il presente documento è stato redatto dal Comitato Scientifico di AssoCounseling (Elisabetta Cofrancesco, Alberto Walter Cericola, Paola Cremonese, Cecilia Edelstein, Luciano Marchino, Francesco Marraffa, Michele Mozzicato, Giorgio Piccinino, Giovanni Turra) in accordo con il Consiglio di Presidenza Nazionale (Annalisa Campai, Lucia Fani, Giorgio Lavelli, Tommaso Valleri) in data 28 marzo 2012 e presentato ai soci da Giorgio Piccinino durante i lavori del terzo convegno nazionale in data 15 aprile 2012.
I counselor realizzano il proprio ruolo professionale,
attraverso diversi tipi di interventi volti a migliorare la qualità
della vita e ad alleviare la sofferenza delle persone operando in
organizzazioni pubbliche e private, enti e associazioni oppure
nel proprio studio privato. L'incontro di counseling, è definito come
una interazione volta ad accogliere le difficoltà del cliente
o il suo disagio con metodologie e tecniche che possono anche
essere diverse per orientamento teorico, ma che rimangono all'interno di
alcune linee guida specifiche qui di seguito riportate:
Il counselor accoglie le richieste valutando in prima istanza se
la domanda è affrontabile con le competenze del proprie del ruolo o se
è necessario accompagnare il cliente verso la scelta di un altro
professionista.
Il colloquio affronta tematiche emergenti che non richiedono, per essere risolte una ristrutturazione profonda della personalità. Il counselor dunque non si occupa, in prima persona, di disturbi psichici o patologie di altra natura, se non operando in equipe multiprofessionali.
Gli obiettivi, la metodologia e le modalità organizzative vengono esplicitate e concordate anticipatamente.
Il counselor accoglie clienti che hanno la necessità di prevenire, affrontare e risolvere un problema specifico o una condizione di difficoltà temporanea; è essenziale dunque circoscrivere e focalizzare la richiesta d'aiuto per progettare insieme piani d'azione a essa esclusivamente relativi.
L'obiettivo degli incontri è quello di migliorare nel cliente la consapevolezza di sé e delle proprie modalità di relazione, al fine di sviluppare le capacità di analisi del problema portato, potenziare le risorse per affrontare la situazione specifica e promuovere autonomia ed efficacia nelle scelte.
L'accettazione del cliente e del suo stato emotivo, la comprensione, la fiducia nelle sue possibilità, il rispetto per la diversità e una relazione paritaria favoriscono un rapporto di apertura e collaborazione per l'analisi del problema e per gli obiettivi di cambiamento.
Gli interventi possono anche essere di mero sostegno nelle difficoltà, di contenimento del dolore, di supporto emozionale e rassicurazione, ma non devono perdere di vista la possibilità di sviluppare consapevolezza del problema, autonomia nelle scelte e fiducia nelle possibilità di trasformazione.
Le emozioni del cliente sono accettate in quanto libera espressione di sé e naturale reazione alle situazioni della vita. Il counselor le accoglie per migliorare il livello di consapevolezza e l'intelligenza emozionale. Aiuta quindi a comprenderne il significato e i fattori correlati riportando sempre il focus del lavoro sulla ricerca delle soluzioni nel "qui e ora".
Nelle relazioni in cui i colloqui sono numerosi si dovrà in ogni caso verificare costantemente l'attuazione dei piani d'azione progettati e l'efficacia degli interventi in modo che sia sempre chiara la relazione fra intervento, risultati raggiunti e conclusione del rapporto.
Il counselor non fa diagnosi, non interpreta i comportamenti: il percorso di consapevolezza, di crescita e trasformazione si sviluppa nell'ambito di una scoperta progressiva frutto dell'alleanza con il cliente.
Nelle organizzazioni
Osservando e analizzando gli stati di crisi e di difficoltà, il counselor interviene facilitando il processo di presa di coscienza dei problemi e contribuisce, anche confrontandosi con gli altri operatori presenti, a migliorare le relazioni fra clienti e/o utenti e il personale di servizio.
In questo senso attua anche interventi a livello individuale o di gruppo per rilevare le criticità e migliorare il rapporto individuo/organizzazione con la finalità di rendere più efficace il servizio e soddisfatta la richiesta d'aiuto del cliente/utente.
Il counselor opera anche come facilitatore per sviluppare un buon clima interno e migliorare le relazioni fra i professionisti presenti nell'organizzazione. In quest'ottica può entrare in azione, a livello individuale o di gruppo, per rilevare difficoltà di varia natura e criticità relazionali nel quotidiano professionale e realizzare interventi migliorativi al fine di generare benessere negli operatori e, di conseguenza, una ricaduta positiva sul servizio erogato.
Il colloquio affronta tematiche emergenti che non richiedono, per essere risolte una ristrutturazione profonda della personalità. Il counselor dunque non si occupa, in prima persona, di disturbi psichici o patologie di altra natura, se non operando in equipe multiprofessionali.
Gli obiettivi, la metodologia e le modalità organizzative vengono esplicitate e concordate anticipatamente.
Il counselor accoglie clienti che hanno la necessità di prevenire, affrontare e risolvere un problema specifico o una condizione di difficoltà temporanea; è essenziale dunque circoscrivere e focalizzare la richiesta d'aiuto per progettare insieme piani d'azione a essa esclusivamente relativi.
L'obiettivo degli incontri è quello di migliorare nel cliente la consapevolezza di sé e delle proprie modalità di relazione, al fine di sviluppare le capacità di analisi del problema portato, potenziare le risorse per affrontare la situazione specifica e promuovere autonomia ed efficacia nelle scelte.
L'accettazione del cliente e del suo stato emotivo, la comprensione, la fiducia nelle sue possibilità, il rispetto per la diversità e una relazione paritaria favoriscono un rapporto di apertura e collaborazione per l'analisi del problema e per gli obiettivi di cambiamento.
Gli interventi possono anche essere di mero sostegno nelle difficoltà, di contenimento del dolore, di supporto emozionale e rassicurazione, ma non devono perdere di vista la possibilità di sviluppare consapevolezza del problema, autonomia nelle scelte e fiducia nelle possibilità di trasformazione.
Le emozioni del cliente sono accettate in quanto libera espressione di sé e naturale reazione alle situazioni della vita. Il counselor le accoglie per migliorare il livello di consapevolezza e l'intelligenza emozionale. Aiuta quindi a comprenderne il significato e i fattori correlati riportando sempre il focus del lavoro sulla ricerca delle soluzioni nel "qui e ora".
Nelle relazioni in cui i colloqui sono numerosi si dovrà in ogni caso verificare costantemente l'attuazione dei piani d'azione progettati e l'efficacia degli interventi in modo che sia sempre chiara la relazione fra intervento, risultati raggiunti e conclusione del rapporto.
Il counselor non fa diagnosi, non interpreta i comportamenti: il percorso di consapevolezza, di crescita e trasformazione si sviluppa nell'ambito di una scoperta progressiva frutto dell'alleanza con il cliente.
Nelle organizzazioni
Osservando e analizzando gli stati di crisi e di difficoltà, il counselor interviene facilitando il processo di presa di coscienza dei problemi e contribuisce, anche confrontandosi con gli altri operatori presenti, a migliorare le relazioni fra clienti e/o utenti e il personale di servizio.
In questo senso attua anche interventi a livello individuale o di gruppo per rilevare le criticità e migliorare il rapporto individuo/organizzazione con la finalità di rendere più efficace il servizio e soddisfatta la richiesta d'aiuto del cliente/utente.
Il counselor opera anche come facilitatore per sviluppare un buon clima interno e migliorare le relazioni fra i professionisti presenti nell'organizzazione. In quest'ottica può entrare in azione, a livello individuale o di gruppo, per rilevare difficoltà di varia natura e criticità relazionali nel quotidiano professionale e realizzare interventi migliorativi al fine di generare benessere negli operatori e, di conseguenza, una ricaduta positiva sul servizio erogato.
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