
Sarà per colpa del cognome che ho, ma sto riscoprendo la saggezza di questo proverbio. Le giornate si allungano, inizia il caldo, il metabolismo cambia, e il corpo ci chiede tempo per abituarsi, magari sonnecchiando un po' di più o prendendosela più comoda.
Mi ritengo abbastanza pigro da godermi sufficientemente la vita ma mi capita comunque di cascare nella trappola del "più veloce" e dell'affanno. Cominciano allora ad arrivare dei segnali fisiologici che sembrano dire: "Caro testone, smettila di correre e riposati un po' di più. Se non lo farai tu di tua volontà, sarò costretto a farlo io ricorrendo alle maniere forti, mettendoti a letto. Saluti e baci, Il tuo corpo". Credo che questo mesaggio arrivi un po' a tutti, anche se non tutti lo ascoltano, visto che conosco diverse persone capaci di trasformare anche le vacanze in occasioni di affanno organizzativo.
E allora riposiamoci.
Poltrire in ciabatte sulla poltroncina in giardino, per il gusto di respirare e sonnecchiare, senza avere per forza qualcosa da fare. Sfogliare un fumetto con curiosità e leggerezza, per il gusto di leggere e distrarsi, senza avere per forza qualcosa da imparare. Bighellonare con calma e senza meta, per il gusto di camminare, senza avere per forza un posto da raggiungere.
Riscopriamo l'ozio in un mondo che corre troppo per gustarsi la vita. Da questo sonno si risveglieranno le energie migliori.
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